Diego Ruina

Diego Ruina ha iniziato il suo percorso modellistico da bambino, approcciandosi ai kit in plastica di aerei. Piuttosto che realizzarli correttamente, li pasticciava e li imbrattava nel miglior modo possibile, trovandoli in un polveroso negozio di giocattoli nel suo piccolo paese di provincia, diversi anni prima della diffusione di Internet e dei social media. In quel periodo, le riviste di settore erano del tutto sconosciute, quindi un approccio più serio al modellismo era impensabile.

Nonostante ciò, la passione di Diego per il modellismo era evidente e c’era qualcosa che lo spingeva oltre il semplice giocattolo, poiché gli è sempre piaciuto costruire e realizzare cose. Un giorno, ricevette un kit di un carro 1:35, il m24 della Italeri, e fu felice. Successivamente, a causa di un trasloco della sua famiglia, il mondo misterioso e nebuloso del modellismo si illuminò grazie all’apertura di un negozio di modellismo e all’uscita delle prime riviste italiane del settore.

Diego continuò per un po’ a dedicarsi ai mezzi militari e agli aerei, finché non vide un soldatino pubblicato e si innamorò all’istante. Da quel momento iniziò a concentrarsi principalmente sui soldatini, tralasciando i kit di mezzi (anche se di tanto in tanto ne acquista ancora). La scintilla era stata accesa, o meglio, era divampato il fuoco della passione.

Dopo i primi approcci un po’ ortodossi e molto casalinghi, basandosi su ciò che leggeva sulle riviste, Diego iniziò a conoscere i colori e ad avvicinarsi alle tecniche, scoprendo fin da subito che preferiva l’acrilico, un medium che non avrebbe più abbandonato. Un ulteriore passo avanti, che gli permise di crescere e acquisire consapevolezza, fu la scoperta delle manifestazioni, delle fiere e dei concorsi. Durante questi eventi, ebbe la fortuna di conoscere persone come Fabio Nunnari e la Pegaso Model, con le quali sviluppò un rapporto di amicizia ancora molto forte oggi. Questo gli consentì di uscire dal suo bozzolo e di crescere sia dal punto di vista tecnico che nella sua visione dei soldatini, considerandoli oggetti di studio e ricerca storica, ma anche oggetti di arte e interpretazione.

Proprio l’interpretazione giocò un ruolo importante nella sua visione del modellismo. Diego è sempre stato cocciuto e quando ha un’idea in mente, è difficile fargli cambiare idea. Aveva un punto di vista un po’ atipico rispetto ai canoni comuni; era attratto da una visione meno romantica ma più concreta della storia militare. Era affascinato dai combattenti, da coloro che avevano vissuto e subito le guerre e gli scontri. Questo interesse non passò inosservato, soprattutto perché Diego cercava di rappresentare sangue, fango e interpretazioni “sul campo”.